Quando si può sfrattare un inquilino: tutti i motivi previsti dalla legge

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Normalmente chi cede in affitto un immobile ha solamente una possibilità per rientrarvi in possesso: non rinnovare il contratto (tacito rinnovo). In realtà esistono una serie di opzioni, tutte espressamente previste dalla legge, che consentono al locatore di sfrattare l’inquilino e rientrare in possesso dell’immobile. Vediamo quali sono.

Le cause per lo sfratto di un inquilino

Per procedere nel pieno della legalità per sfrattare un inquilino rivolgersi a un avvocato. Il team di professionisti di avvocatisfrattimilano.it offre l’assistenza legale indispensabile in materia per risolvere tutti i contenziosi che possono emergere quando si vuole procedere con lo sfratto di un inquilino.

È probabile che questi si opponga a tale decisione e per evitare perdite di tempo e sprechi di denaro l’intervento di un avvocato si rivela particolarmente prezioso. Ma quali sono i casi previsti dalla legge per cui è possibile sfrattare un inquilino prima della fine del contratto di locazione?

L’affittuario non paga

La morosità è la principale causa di sfratto. Anche il mancato pagamento di un solo canone di affitto può essere sufficiente per procedere con lo sfratto.

Perché si configuri questa situazione è sufficiente che il locatario non paghi il canone con un ritardo superiore di 20 giorni. È però indispensabile notificare tempestivamente l’ordinanza di sfratto in quanto è la data di questo provvedimento a fare riferimento.

È importante ricordare come può essere sfrattato non solo l’inquilino che non paga il canone di affitto, ma anche quello che non paga le spese condominiali. In questo caso è però necessario che la morosità, per le locazioni a uso abitativo, abbia un importo superiore a due mensilità del canone di affitto.

L’inquilino è molesto e irrispettoso

Chi prende in affitto un appartamento all’interno di un condominio ha l’obbligo e il dovere di rispettare gli spazi comuni e i vicini di casa. Se egli commette atti di vandalismo sulle parti comuni o risulta molesto in quanto rumoroso o responsabile dell’emissione di calore e odori molesti, può andare incontro alla risoluzione anticipata del contratto consentendo al locatore di rientrare anticipatamente in possesso del bene di sua proprietà.

Mancato rispetto delle regole del condominio

Il regolamento di condominio (che va fornito all’inquilino al momento della sottoscrizione del contratto di affitto) va rispettato integralmente. Condomini che utilizzino in maniera impropria gli spazi comuni (parcheggiando lo scooter in giardino o stendendo i panni nella terrazza condominiale) o svolgano attività contrarie a quanto stabilito dal regolamento di condominio sono soggetti alla risoluzione anticipata del contratto.

Andare a vivere nell’immobile in affitto

La legge prevede che nel caso in cui il proprietario di un immobile decida di andare a vivere (o di destinarlo al coniuge, al figlio, ai genitori o a dei parenti fino al secondo grado) in quell’unità immobiliare può farlo sfrattando l’affittuario. Il trasloco verso quell’abitazione può avvenire solamente dopo la prima scadenza del contratto di affitto, quindi o dopo 4 anni (contratto 4+4) o dopo i primi 3 anni (contratto 3+2).

Vendere l’immobile

Il proprietario di un’unità abitativa può anche decidere di venderla. Anche in questo caso più che uno sfratto vero e proprio si tratta di una risoluzione anticipata del contratto che si può concretizzare solamente prima del rinnovo automatico del contratto e ricordando che il locatario ha il diritto di prelazione sull’acquisto di quell’immobile.